domenica 12 marzo 2017

«Abramo, Abramo!»/"sottile sottile"

Il rabbino Marc-Alain Ouaknin, in apertura della mostra che il Musée d'Art et d'Histoire du Judaïsme dedica al Golem, ci ha fatto viaggiare per un paio d'ore tra il Maharal di Praga, Kafka, Scholem, diversi numerelli della Kabbalah (il Golem corrisponde al 73, equivalente, per esempio, alla somma dei numeri associati alla Halakhah - il rito - e alla Haggadah - il mito - ) e molto altro. Tra il molto altro, ci ha offerto, in un gioco semiserio, una lettura comparata tra Abramo e Mastro Ciliegia. Non ci avevo mai pensato, lo confesso.

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Proseguirono tutt'e due insieme; così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna.
Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!».
L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio».

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— Questo legno è capitato a tempo; voglio servirmene per fare una gamba di tavolino. —

Detto fatto, prese subito l’ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo; ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria, perchè sentì una vocina sottile sottile, che disse raccomandandosi:

— Non mi picchiar tanto forte! —
 
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Aggiungerei che anche Ifigenia dice eccomi, ma si ignora se la cerva che le salva miracolosamente la vita abbia emesso un verso ripetuto, in guisa di due parole uguali.  A me piace pensare che lo emise.

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