giovedì 31 marzo 2011

Dizionario di tutte 'e cose - L come Link intelligente

Dopo anni e anni di lavoro, alla fine ce l'ho fatta: ho trovato il sistema per rendere un link attivo solo per specifiche classi di lettori. I lettori fortunati di oggi sono coloro che hanno un'insana passione per certe messe: non tutte, certe. 

The New Siberian Singers in tutta la loro bellezza. Qui si possono ascoltare nell'oltraggio più impudente attualmente in circolazione.

Bonus tracks
Credo dalla Misa Tango di Bacalov
Requiem di Biber
Sanctus dalla Missa beati pauperes spiritu di Klaus Lang

mercoledì 30 marzo 2011

Dizionario di tutte 'e cose - A come Avvertenza







Ivan
Bounine

Le village

roman










AVERTISSEMENT

Cet ouvrage, intitulé roman pour éviter de brusquer dans ses habitudes le lecteur français, porte, en russe, une autre indication: c'est un poème.
Gogol, lui aussi, considérait comme un poème sa monumentale histoire des Âmes mortes.
Le Village date de 1909.
Le Traducteur.


Quando ho trovato questa avvertenza sul motivo per cui il lettore francese non è stato maltrattato nelle sue abitudini, ho pensato prima di tutto che non fosse destinata a me e, in secondo luogo, che fosse bello sia che il traduttore (Maurice Parijnanine) l'avesse prevista sia che le due opere citate avessero questa cosa poetica in comune (normalmente, un poème è una poesia). Poi, ripensandoci meglio, mi è venuto in mente che in questo contesto poème deve essere proprio un poema: così recita in effetti anche il sottotitolo in russo delle Anime Morte di Gogol' (quanto a Il Villaggio di Bunin non lo so, non sono riuscita a trovarne online un'edizione russa che mi potesse illuminare). Solo che un poema non è una poesia, è - appunto - un poema. Tutto questo gran pensare mi ha indotto a ripassare sulla firma finale dell'avvertenza, che se non avesse avuto la maiuscola iniziale ed il punto finale mi avrebbe evitato di cancellare ogni residua traccia di bellezza con l'automatico rimando al tipico avviso firmato:

La Direzione.

Posso passare un discreto numero di minuti, su una breve avvertenza.

martedì 29 marzo 2011

Dizionario di tutte 'e cose - S come Se

Se riesco a sopravvivere a questa attuale follia, il libro che finirò comincerà con una citazione della fine de L'Inferno di Dante, che dice: "E quindi uscimmo a riveder le stelle".

Da un'intervista di Philippe Pons a Kenzaburō Ōe, Le Monde, 17 marzo 2011

lunedì 28 marzo 2011

Dizionario di tutte 'e cose - E come esperimento di attività fonica

Premessa
La poesia può essere letta, interpretata, recitata, declamata, cantata. Qualsiasi sia la forma che più conviene alla vostra indole, la poesia andrebbe detta ad alta voce. Questo vale sempre. Oggi, però, se non leggete i versi che seguono ad alta voce e se, facendolo, non dedicate un retropensiero ai movimenti della vostra lingua, il post rischia di perdere la sua unica forza.


Vegna, - vegna - chi vole giocundare,
e a la danza se tegna.
Vegna, vegna, giocundi e gioi[a] faccia
chi ama Te, da cui sol' onni gioia;
e chi non T'ama, Amor, non aggia faccia
di giocundare in matera de noia.
Degna, - degna; - non pò che reo portare
chi Te, gioioso, disdegna.
No è mai gioia né solaccio vero
che'n Te amar, Gesù sponso meo caro:
tant' amabel se' tutto e piacentero,
dolc' è Tec' onni dolce e onni amaro.
Tegna, - tegna - lo core in Te amare,
sì che tutt’altro disdegna.
Profeta e santi invitan noi, Amore,
che 'n allegranza Te dovemo amare,
e cantar canti e inni in Tuo lausore
und’onni lauda e onni gloria pare.
Stregna, - stregna - Amor noi sempre fare
ciò che d[e]ritto n'asegna.
O vita vital per cui eo vivo,
for cui vivendo moro e vivo a morte,
e gaudio per cui gaudo e son gioivo,
for cui gaudendo onni dolor mi sorte,
degna, - degna - la mia alma sponsare
e farlaTe tutta degna.
O vero gaudio del mio spirto, gauda
con tutto piacer di Te l'alma mia,
sì che Tuo viso veggia e Tua voce auda
loco 've gaudio tutto eternal sia.
Regna, - regna - in me sì, che regnare
mi faccia com' giusto regna.
Or venite, venite e giocundate,
sponse del mio Signore e donne mie,
e de tutt'allegrezza v'allegrate,
amando Lui de pur cor ciascun die.
Sdegna, - sdegna - bon cor ciò che non pare
c'al suo Segnor ben s’avegna.
Tegna, - tegna, chi cher pene, penare,
e a Tua danza non vegna.

Guittone d'Arezzo
Poesia italiana. Il Duecento, Garzanti, 1999


O iubelo de core,
che fai cantar d’amore!
Quanno iubel se scalda,
sì fa l’omo cantare;
e la lengua barbaglia,
non sa que se parlare;
drento no' pò celare
(tant'è granne!) el dolzore.
Quanno iubel c'è aceso,
sì fa l'omo clamare.
lo cor d'amor è apreso,
che no 'l pò comportare;
stridenno el fa gridare
e non virgogna allore.
Quanno iubelo à preso
lo core ennamorato,
la gente l'à 'n deriso,
pensanno el so parlato,
parlanno esmesurato
de que sente calore.
O iubel, dolce gaudio,
ch'è drento ne la mente!
Lo cor deventa savio,
celar so convenente;
non pò esser sofferente
che non faccia clamore.
Chi non à costumanza
te reputa empazzito,
vedenno esvalïanza
com'om ch'è desvanito.
Drent'à lo cor firito,
non se sente de fore.

Jacopone da Todi,
Poesia italiana. Il Duecento, Garzanti, 1999

Великолепен стихотворный голод итальянских стариков, их зверский юношеский аппетит к гармонии, их чувственное вожделение к рифме — il disio!

Уста работают, улыбка движет стих, умно и весело алеют губы, язык доверчиво прижимается к нёбу.

Внутренний образ стиха неразлучим с бесчисленной сменой выражений, мелькающих на лице говорящего и волнующегося сказителя.

Искусство речи именно искажает наше лицо, взрывает его покой, нарушает его маску…
Когда я начал учиться итальянскому языку и чуть-чуть познакомился с его фонетикой и просодией, я вдруг понял, что центр тяжести речевой работы переместился: ближе к губам, к наружным устам. Кончик языка внезапно оказался в почете. Звук ринулся к затвору зубов. Еще что меня поразило — это инфантильность итальянской фонетики, ее прекрасная детскость, близость к младенческому лепету, какой-то извечный дадаизм.

Осип Мандельштам, Разговор о Данте

È magnifica la fame di versificazione dell’italiano antico, il suo appetito animalesco, da adolescente, per l’armonia, il suo desidero sensuale di rima: il disio!

La bocca lavora, il sorriso muove il verso, le labbra rosseggiano, intelligenti e allegre, la lingua si stringe fiduciosa al palato.

Non è possibile scindere l’immagine interiore del verso dall’infinita varietà di espressioni che guizzano sul viso del narratore mentre questi parla e si emoziona.

È l’arte del parlare che altera il nostro viso e ne sconvolge la quiete rompendo la maschera.
Avevo da poco cominciato a studiare la lingua italiana e ne conoscevo appena la fonetica e la prosodia, quando capii di colpo che in essa il baricentro dell’attività fonica è più vicino alle labbra, si sposta verso l’esterno della bocca. La punta della lingua assurge a improvviso onore; il suono si precipita verso la barriera dei denti. Un’altra cosa mi colpì: la puerilità della fonetica italiana, il suo bellissimo infantilismo, l’affinità con un melodico balbettio, con un dadaismo originario.

Osip Mandel'štam, Discorso su Dante, in Sulla poesia, traduzione di Maria Olsoufieva, Milano, Bompiani 2003

Esperimento precedente

domenica 27 marzo 2011

Le frasi italiane non sono la traduzione delle frasi francesi ed inglesi: sono diverse

Première partie: partie européenne / First part: European part
(Prima parte: parte europea / Prima parte: parte europea)

Je m'appelle Nathalie Quintane / Hello, my name is Na-tha-lie Quin-ta-ne
(Mi chiamo Nathalie Quintane/Salve, mi chiamo Na-tha-lie Quin-ta-ne)
Je suis née le 8.3.64 / I was born in 1964 in Paris, France
(Sono nata l'8 del 3 del '64/Sono nata a Parigi, in Francia, nel 1964)
J'habite à Digne-les-Bains / I live in the south near the Côte d'Azur
(Abito a Digne-les-Bains / Vivo nel sud della Francia, vicino alla Costa Azzurra)
J'écris souvent des phrases simples / My style is simple, but sometimes complicated
(Scrivo spesso delle frasi semplici / Il mio stile è semplice, ma qualche volta complicato)
J'ai publié mes premiers textes dans des revues / I published my poems in avant-gardists, or less avant-gardists, reviews
(Ho pubblicato i miei primi testi su alcune riviste / Ho pubblicato le mie poesie in riviste più o meno d'avanguardia)
Je fais des lectures à voix haute dans des bibliothèques ou des salles publiques / I can read on my lips or in my head if you want.
(Faccio delle letture ad alta voce in biblioteche o sale pubbliche / Posso leggermi sulle labbra o nella mente, se volete.)

A little reading. French and English, very bad English.
The English sentences are not the translation of the French sentences, you know: they are different.
(Una piccola lettura. In francese e inglese, un inglese molto scarso.
Le frasi inglesi non sono la traduzione delle frasi francesi: sono diverse. Idem per la traduzione in italiano.)

Je verrai mieux la direction que prennent les nuages si je m'arrête de marcher / When I set my teeth in a slice of melon, it hides my mouth from view / Se sollevo una fetta di anguria contro il cielo, non vedo le nuvole che ci stanno dietro
(Vedrò meglio la direzione che prendono le nuvole se smetto di camminare /  Quando addento una fetta di anguria, non mi si vede la bocca)

Quand je pense fortement à quelque chose, je ne vois pas ce que je regarde / By violently shaking my leg, I chase off the fly that had settled on it / Se mi concentro, posso fare gol calciando una mosca
(Quando penso intensamente a qualcosa, non vedo quello che guardo / Scuotendo violentemente la gamba, ne scaccio la mosca che vi si era posata)

Quand je me gratte la tête sous un bonnet de laine, le bonnet se déplace / With a simple movement of the tongue, I dislodge a fragment of peanut stuck between two teeth / Se mi metto un bagigio sotto un berretto di lana aderente, se ne può indovinare la forma
(Quando mi gratto la testa sotto un berretto di lana, il berretto si sposta / Con un semplice movimento della lingua, rimuovo un frammento di arachide conficcato tra due denti)

Quand je marche, il y a toujours l'un de mes pieds qui a disparu derrière moi / When I sniff at a wisp of lavender, the wisp may end up in one of my nostrils / Quando calpesto della lavanda, le piante dei piedi mi si profumano
(Quando cammino, c'è sempre uno dei miei piedi che scompare dietro di me / Quando annuso un mazzetto di lavanda, il mazzetto può finire in una delle mie narici)

Selon l'endroit du corps que je gratte, je produis un bruit différent / When I cross my legs under a table, I may bump my knee / Se mi gratto il ginocchio sotto il tavolo, se ne sente comunque il rumore
(A seconda della parte del corpo che mi gratto, produco un rumore diverso / Quando accavallo le gambe sotto il tavolo, il ginocchio può sbatterci contro)

En me mettant au soleil, grâce à la position de mon nombre, je peux approximativement connaître l'heure qu'il est / When I close my left or right eye and squint with the other, I can see my nose / Osservando la posizione dell'ombra del mio naso proiettata per terra in un giorno di sole, posso dedurne l'ora
(Se mi metto al sole, grazie alla posizione del mio numero, posso all'incirca sapere che ora è / Quando chiudo l'occhio sinistro o quello destro e guardo di traverso con l'altro, posso vedermi il naso)

Parfois je veux poser un coude sur le bord de la table et mon coude glisse dans le vide / With a pile of books in my arms, I walk up the stairs without seeing the steps / Se mi cadono di mano dei libri mentre salgo le scale, i libri fanno qualche gradino in giù
(Talvolta voglio mettere un gomito sul bordo del tavolo e il gomito mi scivola nel vuoto / Con una pila di libri in braccio, salgo le scale senza vedere i gradini)

En effleurant mes lèvres du bout des doigts, je simule un baiser / I can make a remarkable noise when I continue sucking through a straw a remnant of liquid left at the bottom of a glass  / Se mi appoggio l'estremità di una cannuccia pieghevole sulle labbra e aspiro, posso produrvi un segno circolare
(Se mi sfioro le labbra con la punta delle dita, simulo un bacio / Posso fare un gran rumore quando continuo a succhiare con una cannuccia il liquido che rimane in fondo al bicchiere)



sabato 26 marzo 2011

Mon Pouchkine

Un idiot neutre n’est pas toujours un artiste
pensa-t-il, en glissant une fois de plus de son siège
(Pouchkine lui-même avait du mal à se tenir sur une chaise*)

Oui, faisons des propositions! dit-il
la nuque encore rouge. Elle avait tapé contre le samovar.
– Mais la proposition, en tant que ligne
strictement délimitée, est un vers, dit un ami
en se grattant. Et son bonnet se déplaçait.

Décidément quel désastre! encore un jour
sans une idée (a day = an idea) Et quelle poésie,
mais quelle poésie, pour 1835 ?
Là-dessus, Pouchkine remit ses caoutchoucs
(la neige tombait)

Nathalie Quintane

Biographie: Je m’appelle encore Nathalie Quintane. Je n’ai pas changé de date de naissance. J’habite toujours au même endroit. Je suis peu nombreuse mais je suis décidée.


*selon Harms


Il mio Puškin

Un semplice idiota non è sempre un artista
pensò, scivolando ancora una volta dalla sedia
(Puškin stesso faceva fatica a stare su una sedia*)

Sì, facciamo delle proposizioni! disse,
la nuca ancora rossa. Aveva battuto contro il samovar.
– Ma la proposizione, in quanto linea
strettamente delimitata, è un verso, disse un amico
grattandosi. E il suo berretto si spostò.

Che disastro, veramente! ancora un giorno
senza un'idea (a day = an idea) E che poesia,
ma che poesia, per il 1835?
A quel punto, Puškin si rimise le galosce
(la neve cadeva)

Nathalie Quintane

Biografia: Mi chiamo ancora Nathalie Quintane. Non ho cambiato data di nascita. Abito sempre nello stesso posto. Sono poco numerosa, ma sono decisa.

*secondo Charms

venerdì 25 marzo 2011

Non c'è mai stata


Modello del Palast der Republik (Palazzo della Repubblica), 25 maggio 1973

Cantiere, giugno 1974

Cantiere, giugno 1974

Dal cantiere, giugno 1974

Cantiere, 19 settembre 1974

Cantiere, 26 settembre 1974

Cantiere, 13 novembre 1974

Cantiere, 16 novembre 1974

Cantiere, 16 novembre 1974

Cantiere, 16 novembre 1974

Cantiere, 19 novembre 1974


Cantiere, 2 aprile 1975


Palast der Republik, 11 agosto 1975


Scalinata di accesso al foyer principale, 23 settembre 1975


Sala plenaria della Volkskammer (Camera del Popolo), aprile 1976


Ristorante, aprile 1976


Ristorante, aprile 1976


Ingresso principale, aprile 1976




Dalla Torre della televisione, 21 aprile 1976


Serata di gala per l'inaugurazione, 22 aprile 1976


Una delle gallerie, vista sul Municipio Rosso e sulla Torre della televisione, 22 aprile 1976




Foyer, quadri di Ronald Paris, Bernhard Heisig e Willi Sitte, 22 aprile 1976


Banchi della regia della Sala plenaria, 22 aprile 1976




Ballo di inaugurazione con Erich e Margot Honecker, 23 aprile 1976


Centro del bowling, 25 aprile 1976


Bulat Šalvovič Okudžava, 2 dicembre 1976


19 dicembre 1976

1977


XI Giorno del Partito, 17 aprile 1986


Ufficio del Presidente della Camera del Popolo, 1992

Esposizione intitolata "Dubbio", 14 luglio 2005

Proteste contro la demolizione ("E quando arriva il re?") 14 gennaio 2006


Copertina degli Einstürzende Neubauten

Demolizione, 28 febbraio 2007

Demolizione, 26 giugno 2007

Demolizione, 13 ottobre 2007


Demolizione, 28 ottobre 2008


Demolizione, 28 ottobre 2008


Demolizione, 28 ottobre 2008

Terreno, 10 marzo 2009

"La DDR non c'è mai stata", 10 marzo 2009

Ostalgie? Per una cosa che non c'è mai stata? Figuriamoci. È solo chiedersi, ogni tanto, da quale pianeta siano mai cadute queste monete, quale extraterrestre le abbia forgiate, quali esseri le abbiano maneggiate, quali sogni avessero e dove questi siano finiti. 

giovedì 24 marzo 2011

101 ragioni per imparare l'ungherese - 21

Perché ci sono più ungheresi che italiani che conoscono il ladino.
N jëunn dl'Ungaria cun esperienza te Gherdëina chier da fé d'un sort de stroc par la sajon da d'instà.
Crì da laour, La usc di ladins, 18 de merz 2011
Un giovane ungherese con esperienza in Val Gardena cerca di svolgere ogni tipo di piccoli lavori in casa per la stagione turistica estiva.
Ricerca di lavoro, La voce dei ladini, 18 marzo 2011
Banca lessicale ladina

A causa della mia ignoranza della lingua ladina, non sono del tutto sicura che la versione dell'annuncio dell'ungherese sia corretta, ma mi pare in ogni caso più che lodevole. Avrei dato non so cosa per poter leggere delle poesie in ladino: cercandole, sono solo riuscita a far sorridere e, in parte, a sorprendere i commessi delle edicole e delle librerie della Val Gardena cui mi sono rivolta. Lo considero, come in molte altre occasioni, non un appuntamento mancato con la scoperta di una nuova lingua, ma solo un appuntamento rimandato. Nel frattempo, riporto un breve stralcio di una lettera di un lettore pubblicata nel medesimo numero de La usc di ladins, intitolata Le lingaz de Südtirol:
Le "homo ladinicus" baia todësch cun le todësch, talian cun le talian, ingleje cun l'ingleje y ladin cun le ladin, zënza se ponsè val', zënza fà le dür y orëi baié cun öna na lënga linguistica y zënza fà polemiches plü manco politiches. Chësta gran flessibilité  y chësch talënt da comunichè zënza preiudizi cun vigni otra persona, é n valur por la jënt ladina y ne pò nia gnì descreditè da val' fal de gramatica te un o l'ater lingaz, sides da porsones singoles co da istituziuns.
Nascono almeno trilingui, i ladini. N valur.

martedì 22 marzo 2011

Riprendere a sbagliare

Riprendo a scrivere o, meglio, soprattutto a provare ad interpretare pensieri, possibilmente inattuali, nonostante non si sia verificata nessuna delle condizioni cui, in modo tanto naïf quanto sincero, avevo subordinato il mio silenzio in questo spazio. Questo per chiarire fin da subito a coloro che non abbiano avuto modo o voglia di seguire la più recente cronaca politica italiana che Silvio Berlusconi non si è dimesso e non ha nemmeno cominciato a sottoporsi ad uno dei processi in cui è imputato, anzi, come da copione, si sta adoperando per risolvere legislativamente i propri problemi giudiziari (nelle pause tra un dispiacere per Gheddafi e l'altro).

Riprendo a scrivere se non altro perché le due condizioni prospettate renderebbero il mio silenzio definitivo, anticipandolo prima del tempo e privandomi in tal modo non solo del piacere di continuare a condividere questa mia esperienza con alcune persone che mai avrei potuto conoscere altrimenti, ma anche della possibilità di commettere errori anche in questo spazio e io, ai miei errori, tengo tantissimo: sono tra le cose più rivelatrici e fertili che io conosca.

Ecco, ho appena commesso un errore: ho metacomunicato. La metacomunicazione - mi hanno insegnato - consiste nel parlare del parlare, senza dire nient'altro: è un'azione grave, che non si deve compiere, un errore imperdonabile. A questo punto, immagino che sto addirittura metametacomunicando, in quanto parlo del parlare del parlare: deve essere gravissimo.

C'è una poesia di Sanguineti che finora ho esitato a ricopiare proprio per il suo imperdonabile aspetto metacomunicativo. È giunto senz'altro il momento di metapubblicarla.


per preparare una poesia, si prende “un piccolo fatto vero” (possibilmente
fresco di giornata): c’è una ricetta simile in Stendhal, lo so, ma infine
ha un suo sapore assai diverso: (e dovrei perderci un’ora almeno, adesso,
qui, a cercare le opportune citazioni: e francamente non ne ho voglia):
                                                                                                              conviene curare
spazio e tempo: una data precisa, un luogo scrupolosamente definito, sono gli ingredienti
più desiderabili, nel caso: (item per i personaggi, da designarsi rispettando l’anagrafe:
da identificarsi mediante tratti obiettivamente riconoscibili):
                                                                                             ho fatto il nome
di Stendhal: ma, per lo stile, niente codice civile, oggi (e niente Napoleone, dunque,
naturalmente): (si può pensare, piuttosto, al Gramsci dei Quaderni, delle Lettere, ma
condito in una salsa un po’ piccante: di quelle che si trovano, volendo, là in cucina,
presso il giovane Marx): e avremo una pietanza gustosamente commestibile, una specialità
verificabile: (verificabile, dico, nel senso che la parola può avere in Brecht, mi pare,
in certi appunti dell’Arbeitsjournal): (e quanto all’effetto V, che ci vuole, lo si ottiene
con mezzi modestissimi): (come qui, appunto, con un pizzico di Artusi e Carnacina):
                                                                                                                                    e
concludo che la poesia consiste, insomma, in questa specie di lavoro: mettere parole come
in corsivo, e tra virgolette: e sforzarsi di farle memorabili, come tante battute argute
e brevi: (che si stampano in testa, così, con un qualche contorno di adeguati segnali
socializzati): (come sono gli a capo, le allitterazioni, e, poniamo, le solite metafore):
(che vengono a significare, poi, nell’insieme:
                                                                        attento, o tu che leggi, e manda a mente):

Edoardo Sanguineti

Postkarten, Poesie 1972-77, Feltrinelli, 1978


Anni fa ho scritto, come tanti, delle poesiole partendo, del tutto inconsapevolmente, da dei petits faits vrais. Se continuo ad insistere a commettere degli sbagli, finisce che un giorno ne riporto una.

lunedì 21 marzo 2011

A meno che

Bey dem Begriffe des Völkerrechts, als eines Rechts zum Kriege, läßt sich eigentlich gar nichts denken (weil es ein Recht seyn soll, nicht nach allgemein gültigen äußern, die Freyheit jedes Einzelnen einschränkenden Gesetzen, sondern nach einseitigen Maximen durch Gewalt, was Recht sey, zu bestimmen), es müßte denn darunter verstanden werden: daß Menschen, die so gesinnet sind, ganz recht geschieht, wenn sie sich unter einander aufreiben, und also den ewigen Frieden in dem weiten Grabe finden, das alle Gräuel der Gewaltthätigkeit sammt ihren Urhebern bedeckt.

Immanuel Kant, Zum ewigen Frieden, 1795

Nel concetto del diritto internazionale, come diritto di fare la guerra, in realtà non si riesce a pensare nulla (perché vi si vuole vedere un diritto di determinare cosa sia diritto, non secondo leggi esterne che valgano per tutti e limitino la libertà di ognuno, ma secondo massime unilaterali, per mezzo della violenza), a meno che non si debba intendere che sia del tutto giusto che gli uomini che abbiano tale atteggiamento si distruggano a vicenda e trovino così la pace perpetua in quella vasta tomba che ricopre tutti gli orrori della violenza assieme a chi li ha provocati.

Immanuel Kant, Per la pace perpetua, 1795

Un titolo come "per la pace perpetua" può lasciare perplessi. A me lascerebbe più che perplessa un titolo come "per una pace di tre anni".

Yo me enamoré de un aire