domenica 12 novembre 2006

Le mie invisibilissimi pagine

Ognuno lavora come crede. Uno dei lavori più graditi, per me, dei più appassionanti, il lavoro dei lavori, è ...non scrivere. Ci passerei tutta la vita [...]. Si lavora d'immaginazione, e non è lavoro da tutti .[...] Quante idee, diventate fisse, hanno condotto al manicomio, quante hanno trascinato gente a massacrarsi. Il meglio è scriverle per esclusivo uso interno. Lasciatele al loro stato di puro spirito: è il solo modo per gioirne liberamente, il solo che permetta di averne la mente di continuo ventilata. Fermarsi a tradurne in atto, sia pure su semplice carta, una, vuol dire farsene tiranneggiare; vuol dire escludere tutte le altre possibili; soffocare, forse per educare una rapa, i mille e mille germi odorosi di un giardino incantato. Corteggiatele tutte, le idee, non sposatene nessuna. La tradirete o vi tradirà? E' grazie a questi solidi principii che di continuo riesco a regalarmi alla fantasia invisibili pagine meravigliose che scritte sarebbero sciupate.

Ernesto Ragazzoni, "Le mie invisibilissimi pagine", 1919

Tutti i testi del volume Buchi nella sabbia e pagine invisibili si trovano qui.

martedì 5 settembre 2006

La Nâf Spaziâl

Chîsta
'e n'éis 'na conta
pai nins,
éis 'na storia vera,
da matz.
Al disivuot d'avost
da l'otantedoi,
apena iessût da l'ospedal
ma soi serât in cjamera,
ài metût doi armaróns
e un comodìn
denant la puarta.
Po' me soi metût sul liet
coma un astronauta.
De four de la puarta
i me clamava duç:
"Iés! Iés!".
"No, no! 'E soi ch'e sgôrle
in ta la nâf spaziâl,
no stei desturbâme,
vô 'e séi de un antre mont".
E i passava li ores...
Intant jo incrosave
steles e galassies
e ucei strambus.
Al speciu al faseva da oblò
e al sofit da firmament.
E de four,
mitant preocupatz:
"Iés! Iés!
Ah, diu, al é mat!"
Jo 'e continuave a sgorlâ,
incjamò doi mil ans-lûs
e sarés rivât sul sorele.
Li ombrenes sui murs
e i rumours de li machines
i faseva al sussûre dal motour
de la nâf spaziâl.
E 'i son passâtz doi dîs...
"Iés! Iés!
No màngestu?
Ah, diu, al é mat!
Paràn jù la puarta!"
Ma la puarta a resisteva.
E jo, in alt,
pì in alt!
E de four dut un rumour:
"Iés! Iés!
Ce fàistu uvì?
Dai mo, su, nin!
Ah, diu, al é mat!"
"Lassâme stâ!
'E soi su la nâf spaziâl.
'E scjampe,
e al mont lu jôt lontan
e i omi pici pici... "
E 'i son passâtz tre dîs...
'I àn sfuarcjât la puarta,
'i àn parât jù i armarons
e al comodin.
Jo ju spetâve, platât
sot al liet.

"AH, DIU!
'I SON RIVÂTZ
I UMANS!"

Federico Tavan


La nave spaziale

Questa
non è una fiaba
per bambini,
è una storia vera,
da matti.
Il diciotto agosto
dell'ottantadue,
appena uscito dall'ospedale
mi sono chiuso in camera,
ho messo due armadi
ed un comodino
davanti alla porta.
Poi mi sono disteso sul letto,
come un astronauta.
Fuori dalla porta
mi chiamavano tutti:
"Esci! Esci!".
"No, no! Sono in volo
nella nave spaziale,
non disturbatemi,
voi siete di un altro mondo".
E passavano le ore...
Intanto incrociavo
stelle e galassie
ed uccelli strani.
Lo specchio faceva da oblò
ed il soffitto da firmamento.
E da fuori,
molto preoccupati:
"Esci! Esci!
Oh, Dio, è matto!"
Io continuavo a volare,
ancora duemila anni-luce
e sarei arrivato sul sole.
Le ombre sui muri
ed i rumori delle macchine
facevano il rumore del motore
della nave spaziale.
E son passati due giorni...
"Esci! Esci!
Non mangi?
Oh, Dio, è matto!
Buttiamo giù la porta!"
Ma la porta resisteva.
Ed io in alto,
più in alto!
E fuori tutto un rumore:
"Esci! Esci!
Cosa fai lì?
Su, da bravo!
Oh, Dio, è matto!"
"Lasciatemi stare!
Sono sulla nave spaziale.
Fuggo,
ed il mondo
lo vedo lontano
e gli uomini piccoli piccoli..."
E son passati tre giorni..
Hanno forzato la porta,
hanno buttato giù gli armadi
ed il comodino.
Io li aspettavo, nascosto
sotto il letto:

"AH DIO!
SONO ARRIVATI
GLI UMANI!"

sabato 1 luglio 2006

Chi parte nostalgia lo move,

chi resta nostalgia lo tien.

Giacomo Noventa

giovedì 29 giugno 2006

Ballata

Se ne vedono pel mondo
che son osti, cavadenti,
boja, eccetera ... o secondo
le fortune grandorienti;
c’è chi taglia e cuce brache,
chi leoni addestra in gabbia,
chi va in cerca di lumache,
...........
io fo buchi nella sabbia.

I poeti anime elette,
riman laudi e piagnistei
per l’amore di Giuliette
di cui mai sono i Romei;
i fedeli questurini
metton argini alla rabbia
dei colpevoli assassini;
.............
io fo buchi nella sabbia.

Sento intorno sussurrarmi
che ci sono altri mestieri...
Bravi, a voi! scolpite marmi,
combattete il beri-beri,
allevate ostriche a Chioggia,
filugelli in Cadenabbia,
fabbricate parapioggia,
..........
io fo buchi nella sabbia.

O cogliate la cicoria
o gli allori, o voi, Dio v’abbia
tutti quanti in pace e gloria!
...........
io fo buchi nella sabbia.

Ernesto Ragazzoni